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Cenni storici

Piazza di Solesino

Le origini, il toponimo e le invasioni barbariche.

Le origini

Un territorio molte volte modificato dai continui spostamenti del corso dell’Adige, diventa alquanto arduo ricostruire la situazione in età preistorica del territorio comunale, in quanto non vi sono rimaste tracce di insediamenti umani.La particolare conformazione del terreno dove ora sorge l’abitato di Solesino, doveva essere un cuneo rialzato tra stagni e paludi, un luogo ideale per la caccia e la pesca.
La presenza umana nel territorio di Solesino in epoca romana è documentata da due lapidi il cui testo è riportato dal Furlanetto nella sua raccolta di lapidi antiche del territorio padovano

Solesino2

Sulla prima è scolpito:

  • C.TVTILIVS – T.F. ROM.
  • LEG. V

cioè “Caius Rutilius, Titi Filius, Rmiliae, legionis quintae”; invece l’altra appartiene al sepolcro costruito da Tizia Celido per il marito di nome Catulazio e per la madre Tizia Nova e dice:

  • T. CATVLATIO
  • T. L. RECEPTO
  • VIRO
  • TITIAE T. L. NOTAE
  • MATRI
  • TITIA T. L.
  • CELIDO
  • SIBI ET SUIS T.F.I.

Cioè «Tito Catulatio Titi Liberto, Receptio viro; Titiae Titi Libertae Motae matri, Titia Titi Liberta Celido, sibi et suis testamento fieri iussit”. Tradotte entrambe in italiano, la prima dice: “Caio Rutilio figlio di Tito, della tribù Romilia, quinta legione”, mentre la seconda afferma: “Per Tito Catulazio Recepito (suo) marito, liberto di Tito, per Tizia Nota sua madre, (pure) liberta di Tito. Per sé e per i suoi con testamento fece Tizia Celido (Rondinella)”. Degno pure di essere ricordato anche un frammento di lapide che il Salomonico e l’Angeleri lessero ai piedi del campanile, dove senza dubbio sarebbe stato trasportato dal primitivo luogo nel medioevo: “LOC. SEP. Q.Q.V.P. XXX”, cioè “Locus sepulcri quo quo persus pedes triginta”, a significare che il sepolcro misurava per ogni lato 30 piedi. Queste due semplici lapidi ci fanno quindi capire che qui erano presenti popolazioni della tribù Romilia. Il cenno al legionario romano Rutilio, ci conferma, inoltre, la presenza di una colonia militare romana e l’usanza di assegnare ai veterani delle campagne militari romane degli appezzamenti di terreno quale compenso per i servigi resi

Il Toponimo

Il Toponimo

Incerta è l’origine etimologica del toponimo Solesino e per quanto si sia cercato di indagare in merito non si è pervenuti ad un risultato sicuro. Diremo solo che il nome si presenta come una contrazione dei due vocaboli latini solum athesinum (suolo dell’Adige), e che questa spiegazione sembra ad un tempo la più ovvia e la più probabile, essendo in antico questa terra percorsa dal grande fiume. Quanto poi all’uso del suo nome, si osserva che questo risale a molti secoli addietro: verso l’anno Mille il paese è chiamato Corte Solesina o più comunemente Elisina, mentre gli scrittori della bassa latinità, che seguirono, lo dissero indifferentemente Solesinus o Solecinus o anche Surisinus; i Veneziani, da ultimo, da quando ne presero possesso nel 1405, come vedremo, lo indicarono costantemente con il nome di Solesin, mentre la denominazione attuale risale all’inizio del sec. XIX.

Invasioni barbariche

L’invasione che maggiormente interessò le contrade solesinesi fu quella dei Longobardi. Questo popolo germanico occupò la maggior parte dell’Italia settentrionale sotto la guida del re Albonio (568) e dei suoi successori. Il Solesinese visse e subì le vicissitudini della vicina Monselice, elevata al rango di sede comitale e divenne per un certo periodo zona di confine tra il territorio Bizantino e le nuove conquiste longobarde, assumendo maggiore importanza della stessa Padova. E’ in questo periodo che avvenne la diversione del corso dell’Adige, uno dei maggiori sconvolgimenti del territorio, che segnerà lo sviluppo futuro di Solesino.
Secondo gli antichi scrittori, l’Adige, prima della grande alluvione del 589 descritta dallo storico Paolo Diacono, seguiva un diverso corso, attraversando Montagnana e Este, proseguendo poi per S. Elena, Solesino e Stanghella.

Il dominio estense

Solesino3

Ci sarà un lungo periodo di silenzio sulla storia di Solesino fino a quando il primo documento scritto in cui compare Solesino è l’investitura che nel 944 il Papa Martino III fa al vescovo di Adria di una serie di beni da questi posseduti in diverse località , tra cui “Silicici”, come allora era chiamato. Con il nome di Sulicino compare anche in un altro documento nel 1077, con il quale l’imperatore Enrico IV conferma i beni a Ugo e Folco d’Este ed è in questo periodo che il villaggio di Solesino passa agli Estensi per diritto ereditario e da allora è influenzato dalle vicende della Casa Estense. Il Marchese d’Este, Azzo II, consolidava poi la sua potenza economica con il matrimonio con Canizza, figlia di Guelfo II duca d’Altorf e signore di Ravensburg, che gli portava in dote la cosiddetta Corte Esilina, cioè a Solesino, composta da 1100 mansi, pari a circa 22 mila campi. Quella che veniva chiamata Corte Solesina era una delle più estese del feudo degli Estensi e comprendeva, oltre a Solesino, Vescovana, Sant' Elena e Stanghella.
Beni questi che furono oggetto di conferme imperiali, come quella che Enrico IV fece ai figli del marchese Azzo II, Ugo II e Folco II.
Ogni pretesa del ramo tedesco fu definitivamente messa a tacere da un documento del 1154 con il quale ai Marchesi d’Este vengono confermati i beni di Este, Solesino, Arquà e Marendole. Cessate le controversie con i tedeschi, alla morte di Folco II nel 1178 si aprirono problemi di successione, definiti poi da Torello, nobile e potente ferrarese, chiamato in qualità di arbitro della contesa. Nella sentenza redatta in Solesino e trascritta da Pegoraro si legge: “Nel nome di Cristo, così sia. Nell’anno della Natività del Signore 1178 al tempo di Alessandro Papa e di federico Imperatore al principiare del mese di giugno, nella indizione XV, nel villaggio di Solesino, io Torello, fatta la cognizione e udita la volontà dei Marchesi ecc.. stabilisco … che Bonifazio tripartisca Este con Solesino e la Pieve di Villa. La prima scelta sia del Marchese Alberto, la seconda del marchese Obizzo e la terza di Bonifazio e questa divisione si faccia coi vassalli, masnade, terre, acque ed altre cose …”
In un secondo tempo ci fu un dominio di Padova, successivamente quello di Venezia ; finchè il tragico secondo conflitto mondiale, a cui fa seguito la ricostruzione ed il miracolo economico, a costituire anche per Solesino, di difficili situazioni vissute dall’intera nazione. Alla fine degli anni ’50, le migliorate condizioni economiche generali permisero una progressiva rinascita economica anche in questo comune, con una incentivazione delle attività commerciali, artigianali ed industriali. La secolare attitudine dei solesinesi di sapersi industriare anche per far fronte ad un territorio poco adatto ad una produttiva coltivazione, ha sviluppato una non comune capacità di dar vita ad una molteplicità di iniziative in tutti i campi.
Concludendo la storia dei Solesinesi non presenta fatti eclatanti, non grandi scontri, non battaglie, non particolari eventi culturali. E’ la storia di un paese per lungo tempo povero, alleato per necessità, nei secoli trascorsi, con le Signorie dei più importanti e popolati centri vicini. Nel corso dei secoli passati non si sono insediate e succedute nel nostro paese grandi casate e quelle dei paesi confinanti, più forti e importanti, non hanno lasciato tracce ed opere significative a Solesino. Per questo motivo le testimonianze storico-artistiche del passato risultano essere quasi inesistenti, quando, invece, molti paesi limitrofi possono vantare un castello, una villa o un ricco giardino che li contraddistingue.

Lo stemma comunale

Una lettera inviata dal sindaco di Solesino all'Archivio di Stato di Venezia e datata 3 ottobre 1876 riportava il desiderio del Comune di adottare al più presto uno stemma. Nello scritto si chiedevano quindi lumi sui possibili elementi da scegliere e sulle pratiche da seguire per "costruire" un simbolo araldico che ricalcasse gli elementi storico-geografici peculiari del paese di riferimento. Solo però nel 1929 il Municipio di Solesino divenne concessionario del Regio Decreto in cui in primo piano compare una "torre merlata".  Nel centro del paese era, infatti, stato eretto un castello che venne distrutto da Ezzelino da Romano nel 1249. Della fortificazione restano la lieve altura su cui venne edificato, i sotterranei e parte del vecchio campanile della chiesa demolito nel 1903.
Solesino, fin dal secolo XI, doveva costituire un importante centro amministrativo-giuridico ed era a capo di un’estesissima "corte", detta Elisina o Solesina, di ben 1100 mansi i quali, nel 1030, vennero portati in dote ad Azzo II d'Este da Cunizza (o Cunegonda), figlia di Guelfo II, conte d' Altorf, signore di Ravensberg e di altri territori in Svezia.
"Gli alberi" che accompagnano lateralmente la torre mettono in risalto la coltivazione dei gelsi e l'antica vegetazione locale. Molti toponimi odierni ricordano questa particolarità come le località Ceresara (dai ciliegi), Carpanedo (dai carpini) e La Pianta.
La "fascia ondata" simboleggia l'antico corso del fiume Adige che scorreva per il paese fino al 589 dopo Cristo, anno in cui, a seguito di eccezionali piogge, straripò nel Veronese e, dopo aver vagato per anni, si aprì l'alveo odierno. Nel territorio di Solesino vi è la località detta Le Motte (da "motta", altura) ove sono ancora visibili le dune sabbiose formate dal fiume. Certi studiosi pensano perfino che il toponimo provenga dal latino "Solum Athesinum".
Presso l'Archivio Comunale è stato rintracciato solamente il bozzetto contenuto all'interno del gonfalone. Come molti altri emblemi concessi negli anni 1929 - 1930, lo stemma di Solesino è provvisto di corona murale argento, ma non è accompagnato dai consueti rami fogliati laterali di allora e quercia.

Ultima modifica: martedì, 12 dicembre 2023

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